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Fotovoltaico e agricoltura non possono coesistere?

Tempo di lettura | 3 min.

L’agricoltura è uno dei settori più importanti per l’economia e l’ambiente del nostro Paese. Tuttavia, è anche uno dei più esposti ai cambiamenti climatici e alla volatilità dei prezzi dell’energia. Per questo motivo, molti agricoltori stanno valutando la possibilità di installare impianti fotovoltaici nelle loro aziende, per ridurre i costi energetici, aumentare la competitività e contribuire alla transizione verso una produzione più sostenibile.

Ma quali sono i vantaggi e le opportunità dell’agrivoltaico? Quali sono le soluzioni più adatte alle diverse tipologie di coltivazione e allevamento? E quali sono gli incentivi e le agevolazioni disponibili? In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande, illustrando le potenzialità del fotovoltaico in agricoltura e le sue diverse applicazioni.

Fotovoltaico sul tetto: le coperture rurali sono il primo punto, ma non l’unico

La soluzione più semplice e diffusa per installare il fotovoltaico in agricoltura è quella di sfruttare le coperture degli edifici rurali, come le stalle, i magazzini, i capannoni o le serre. In questo modo si possono ottenere diversi vantaggi:

  • Si evita di occupare terreno fertile o destinato alle colture;
  • Si sfrutta una superficie già esistente e adeguata all’esposizione solare;
  • Si riduce il fabbisogno energetico degli edifici, che spesso hanno bisogno di riscaldamento, raffreddamento, illuminazione o alimentazione di macchinari;
  • Si può vendere l’eventuale energia in eccesso alla rete elettrica o accumularla in batterie per usarla quando i pannelli non producono.

Per installare il fotovoltaico sul tetto delle coperture rurali non sono necessari permessi particolari, ma basta una semplice comunicazione al Comune. Inoltre, si possono beneficiare delle detrazioni fiscali previste previste per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (Ecobonus) o per gli investimenti in beni strumentali (Superbonus).

Agrivoltaico: le potenzialità del “solare sospeso”

Un’altra soluzione innovativa e promettente per il fotovoltaico in agricoltura è quella dell’agro-fotovoltaico, ovvero l’integrazione tra la produzione di energia solare e la coltivazione agricola. Si tratta di installare pannelli fotovoltaici sospesi sopra le colture, a una certa altezza e con una certa inclinazione, in modo da creare una sorta di pergolato che protegge le piante dal sole eccessivo e dalla grandine, senza impedire il passaggio della luce e dell’acqua.

L’agrivoltaico ha diversi vantaggi sia per l’energia che per l’agricoltura:

  • Si ottimizza lo spazio disponibile, sfruttando la stessa superficie per due attività complementari;
  • Si aumenta la resa dei pannelli fotovoltaici, che beneficiano di una temperatura più bassa e di un maggiore irraggiamento riflesso dal terreno;
  • Si migliora la qualità e la quantità delle colture, che ricevono una luce più diffusa e uniforme e sono meno soggette a stress idrico e termico;
  • Si favorisce la biodiversità e la conservazione del suolo, grazie alla presenza di una copertura vegetale permanente.

Per installare l’agrivoltaico sono necessari dei requisiti specifici, come la scelta delle colture più adatte (ad esempio ortaggi, frutti di bosco, erbe aromatiche), la progettazione di un impianto adeguato alle caratteristiche del terreno e del clima, la verifica della compatibilità con le norme urbanistiche.

Questa tipologia di pannelli può inoltre rendere più competitive le aziende agricole, in quanto recenti tecnologie permettono di misurare il livello di irrigazione del terreno per ottimizzare il consumo di acqua.

Agrivoltaico e occupazione del suolo: i dati

I vantaggi dell’agrivoltaico sono davvero tanti e potrebbe essere fondamentale per raggiungere gli obbiettivi del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), secondo cui entro il 2030 la produzione italiana dal solare deve raddoppiare (da 25 GW attuali a poco più di 50).

Molte persone sono tuttavia dubbiose sull’impatto che potrebbe avere il fotovoltaico sulle zone agricole e sui terreni fertili, ma non c’è da preoccuparsi. Dati alla mano, all’agrivoltaico basterebbero 405 km quadrati di terreno per soddisfare gli obiettivi del PNIEC entro il 2030 (si parla dello 0,6% del territorio agricolo).

Possiamo quindi confermare che il problema dello spazio mancante che molti si pongono in realtà non esiste, dato che si parla di meno dell’1% di tutto lo spazio agricolo nazionale.

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Fonti:

https://www.enelgreenpower.com/it/media/news/2023/03/agrivoltaico-italia

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