Copertina: ripresa aerea di un installazione recente – copyright N.E.G. GROUP s.r.l.
Come sicuramente già sapete, il 16 Febbraio scorso la cessione del credito è stata irrevocabilmente bloccata dal governo con il Decreto Legge noto come “Decreto Blocca Cessioni“.
Negli ultimi anni, queste opzioni sono state utilizzate dai fruitori dei bonus di riqualificazione edilizia ed energetica, ad esempio il Superbonus 110% o la detrazione 50% per impianti fotovoltaici e ristrutturazioni, per poter ottenere in anticipo la liquidità necessaria a svolgere i lavori.
Viene quindi naturale pensare alle conseguenze di questo provvedimento nell’edilizia.
Come impatterà nell’edilizia la fine della cessione del credito? Sarà ancora possibile usufruire dei bonus?
L’aumento dei costi
Prima di procedere a vedere nel dettaglio il funzionamento della cessione del credito e dello Sconto in fattura, è bene fare un accenno riguardo all’aumento dei costi nel mondo dell’edilizia.
Come ben sappiamo, tra la ripresa post-pandemia e la guerra il costo dell’energia ha avuto un notevole aumento, spingendo tutti a una corsa alle energie rinnovabili e all’efficientamento delle abitazioni, grazie anche ai numerosi incentivi messi a disposizione dallo Stato.
Nello specifico, Gad[1] stima un aumento del 15% per ferro e acciaio dovuto alla guerra russo-ucraina e ai rincari energetici. Rialzi che, con un effetto a catena, incidono su tutta una serie di altri materiali, a cominciare dal cemento e dal calcestruzzo, cresciuti del 59% (anche per il costo dei diritti di emissione che le imprese devono comprare per produrre). L’effetto riguarda anche i coibenti in lana di roccia (+15%) e quelli a base di polistirene (+20%), entrambi i prodotti influenzati dall’aumento del costo del petrolio. Il legno si attesta invece a +11%. Per il vetro, invece, i rincari sono del 38%, mentre per i laterizi del 20%, sempre a causa dei prezzi dell’energia.
Per quanto riguarda la manodopera, è stata registrata una crescita media del costo orario di circa il 5% negli ultimi due anni, un incremento del 60% rispetto al biennio precedente. Oltre a questi costi vanno considerati anche quelli di trasporto, che secondo la Camera di Commercio di Milano sono aumentati del 20%.
La situazione in Italia
Gli aumenti in Italia non sono però attribuibili solo alla guerra e alla crisi, infatti il vastissimo numero di cantieri avviati con lo sconto in fattura o la cessione del credito hanno portato ad aggravare la situazione, con un costo ancora maggiore per materiali e manodopera.
Fino all’abrogazione recente la cessione del credito era una pratica molto utilizzata, che permetteva di trasformare il bonus edilizio in liquidità immediata, permettendo a molti di accedere a lavori economicamente impegnativi. Lo sfruttamento di questo metodo ha aumentato ancora di più il costo dei materiali, aggravando una situazione già di suo delicata.
Si può quindi dire che se da un lato sarà più difficile usufruire del Superbonus, siccome la liquidità richiesta è insostenibile per la maggior parte delle famiglie, si sta già osservando un effetto benefico sul costo dei materiali e della manodopera, e quindi sul costo dei piccoli interventi.
Come funzionava la Cessione del Credito e lo Sconto in Fattura
Prima di andare ad analizzare le ultime novità in merito alla cessione del credito, è importante capire come funziona e di cosa stiamo parlando.
La cessione del credito è una delle opzioni a disposizione dei titolari di bonus edilizi per ottenere un vantaggio economico immediato. Si tratta di una pratica comune che permette di cedere il credito maturato dal bonus edilizio ad un terzo soggetto, che si occuperà di incassarlo.
In sostanza, la cessione del credito è un’operazione finanziaria che consente di convertire il bonus edilizio in liquidità immediata, senza dover attendere i tempi di erogazione previsti dalla normativa. Grazie a questa pratica, il titolare del bonus può ottenere un anticipo di denaro per finanziare la realizzazione di un’opera edilizia o per effettuare altri investimenti.
Nel caso dello Sconto in Fattura, la cessione viene effettuata direttamente alla ditta che effettua i lavori, per ricevere l’anticipo direttamente sotto forma di sconto in fase di pagamento dei lavori.
Com’è intuibile questa pratica comportava numerosi benefici, ad esempio ha permesso l’accesso al Superbonus senza la necessità di anticipare le grosse somme necessarie a svolgere i lavori.
Tuttavia questa opzione prevedeva anche un costo, solitamente il 20% della somma totale dei lavori, richiesta da banche e aziende per finanziare l’operazione.
Cosa fare ora?
Anche se le pratiche della cessione del credito e sconto in fattura sono state molto utilizzate, la loro abrogazione non rappresenta la fine degli incentivi. Già da tempo, per certi tipi di interventi, era meno vantaggioso fare uso di questa pratica.
L’incentivo che più risente di questo decreto è il Superbonus. Con questo incentivo vengono eseguiti lavori di grande entità che, senza cessione del credito e/o sconto in fattura, richiedono un notevole esborso iniziale che può arrivare anche a 500’000€ (mezzo milione di Euro). Per questa ragione, il decreto ha reso il Superbonus inaccessibile alla maggior parte dei cittadini.
Ci sono invece altri bonus meno impegnativi che non vengo impattati allo stesso modo, ad esempio le detrazioni sulle ristrutturazioni o l’ecobonus 50%
Facciamo un esempio pratico riguardante l’installazione di un impianto fotovoltaico con l’Ecobonus 50%:
Ipotizzando un intervento da 10’000 euro per l’installazione di un impianto, il bonus prevede la detrazione del 50% delle spese in 10 anni, vale a dire 500€ ogni anno per un totale di 5000€.
Per accedere allo Sconto in Fattura, i costi dovuti alle procedure burocratiche e al finanziamento dell’operazione ammontava solitamente al 20% dei costi totali. In questo caso specifico ammonterebbe a 2000€, quindi il costo totale dell’impianto ammonterebbe a:
10’000€ – 5000€ + 2000€ = 7000€
Il risparmio per il cliente sarebbe dunque di 3000€.
Senza utilizzare lo sconto in fattura, il cliente deve anticipare 3000€ in più inizialmente, ma può invece detrarre 5000€ nei 10 anni successivi, per un guadagno totale di 2000€ in più.
Considerando anche il costo delle materie prime e la semplificazione della burocrazia, uno studio ha riscontrato come il prezzo medio degli impianti in Italia sia sceso quasi del 30% in rispetto a Novembre 2022[2].
Per questo motivo, acquistare un impianto fotovoltaico o effettuare dei lavori di ristrutturazione di piccola/media entità rimane un investimento estremamente conveniente.
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Vediamo ora altri dettagli del Decreto Blocca Cessioni:
Il decreto blocca cessioni (dl 11/2023)
Lo stato è intervenuto in modo urgente, con lo scopo di limitare l’impatto causato dalla pratica della cessione del credito alle casse dello stato.
I punti principali di questo decreto sono 4:
- stop all’acquisto dei crediti da Superbonus da parte degli enti locali;
- responsabilità solidale del cessionario;
- stop alle cessioni del credito e sconto in fattura;
- stop anche al vecchio meccanismo di cessione dei crediti;
Stop all’acquisto per gli enti locali
In questo periodo i comuni si stavano attivando sbloccare il mercato dei crediti, in modo da far riprendere i lavori di alcuni cantieri fermi. Tuttavia questo avrebbe recato danni ingenti alle casse dello stato, lasciandolo impossibilitato a fornire fondi per la prossima manovra. Quindi è stata bloccata questa possibilità per tutelare le casse dello stato.
Nello specifico, l’art. 1 comma 1 lett. a) recita:
ai fini del coordinamento della finanza pubblica, le pubbliche amministrazioni […] non possono essere cessionari dei crediti di imposta derivanti dall’esercizio delle opzioni di cui al comma 1, lettere a) e b) dell’art. 121.
Responsabilità solidale del cessionario
Il decreto cessioni prova a sbloccare i crediti incagliati perimetrando la responsabilità solidale del cessionario in caso di truffa o dolo.
Più nello specifico, ci sono dei documenti per l’esonero della responsabilità dei cessionari.
L’art. 1 comma 1 lett. b) prevede 9 documenti che, se in possesso del cessionario, escludono la responsabilità della violazione :
- titolo edilizio oppure dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà;
- notifica preliminare ASL;
- visura catastale ante operam;
- fatture, ricevute riguardanti le spese sostenute;
- asseverazioni, quando obbligatorie per legge;
- delibera condominiale di approvazione lavori e spese ripartite in caso di lavori su spazi comuni;
- per interventi di efficienza energetica: relazione tecnica, APE / APE convenzionale oppure dichiarazione sostitutiva che attesti la non necessità di tale documentazione;
- visto di conformità;
- attestazione delle banche o istituti di credito che intervengono nelle cessioni di avvenuta segnalazione delle operazioni sospette;
Stop alle nuove cessioni del credito e allo sconto in fattura
Dal 17 febbraio non è più possibile procedere con la cessione del credito per i seguenti interventi:
- recupero del patrimonio edilizio;
- efficientamento energetico;
- misure antisismiche;
- recupero o restauro della facciata;
- installazione di impianti fotovoltaici;
- colonnine di ricarica.
Stop alle vecchie regole della cessione del credito
Sebbene solitamente ci si riferisca alla cessione del credito in relazione ai bonus moderni, questa è una pratica che esiste dal 2016, e ancor prima deriva dall’articolo 1260 del codice civile (cedibilità dei crediti).
La legge cosi com’era fino a pochi giorni fa, era nata in seguito a diversi “perfezionamenti” e numerose modifiche. Il decreto legge ha abrogato tutte le modifiche effettuate, difatti riportando lo stato dei crediti edilizi a 7 anni fa, quando non esisteva la possibilità di cederli.
[1] https://gadstudio.eu/wp-content/uploads/2023/01/2022-Construction-Cost-Report-1_c.pdf
[2] https://www.panorama.it/news/green/fotovoltaico-prezzi-discesa-sconto-fattura
ALTRE FONTI:
https://biblus.acca.it/cessione-dei-crediti-2023/
https://www.edilportale.com/news/2023/02/normativa/superbonus-stop-definitivo-alla-cessione-del-credito_92700_15.html