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Bollette al rialzo: il prezzo dei conflitti globali

Tempo di lettura | 3 min.

L’autunno 2023 si prospetta difficile per i consumatori italiani, con l’ombra di rincari significativi nelle bollette energetiche.

La causa?

I recenti conflitti in Ucraina e tra Israele e Hamas in Palestina, che hanno creato tensioni e incertezze nel settore energetico mondiale.

Cristiano Bilucaglia, presidente dell’Osservatorio per l’energia uBroker, ha sottolineato l’importanza cruciale del Medio Oriente nel panorama energetico globale, rappresentando il 42% delle riserve globali di gas.

Questi conflitti non solo hanno implicazioni politiche e sociali, ma possono portare a riperpercussioni economiche e energetiche significative per l’Europa e, in particolare, per l’Italia.

Già a settembre, prima della recente ondata di conflitti, l’Osservatorio uBroker aveva proiettato aumenti dei prezzi di luce e gas per i prossimi due trimestri.

Le stime pre-conflitto parlavano di un potenziale aumento fino al 60% per il GAS (PSV) e al 35% per l’energia elettrica (PUN).

Tuttavia, le tensioni geopolitiche hanno accelerato questi rincari.

L’indice PSV, che misura il prezzo del gas, è passato da una stima iniziale di 36,50 euro/MWh a 40,02 euro/MWh in ottobre, superando le aspettative.

Ma ciò che è ancora più sconcertante è l’effetto immediato del conflitto sul mercato.

Tra il 6 e il 16 ottobre, il valore del PSV è balzato dal 31,15 euro/MWh al 53,20 euro/MWh, un aumento del +70,79%.

Similmente, il PUN, indice per l’energia elettrica, ha registrato un aumento del +34,8%.

Per i consumatori, ciò si traduce in un rincaro delle bollette di luce e gas che potrebbe variare tra 310,00 e 330,00 euro all’anno per ogni nucleo familiare.

La situazione è complicata ulteriormente dalla chiusura del giacimento di gas di Tamar in Israele e dalle tensioni intorno al giacimento di gas metano Leviathan, uno dei più grandi nel Mediterraneo.

L’Osservatorio uBroker evidenzia un problema di fondo: l’alta dipendenza energetica dell’Italia e dell’Europa da Paesi instabili e soggetti a crisi frequenti. Con il 36% del gas proveniente dall’Algeria, l’Italia si trova in una posizione precaria.

La soluzione?

Secondo l’Osservatorio uBroker, l’Italia deve aumentare gli investimenti nel settore energetico, concentrarsi sulle fonti rinnovabili e sul nucleare, e diversificare le forniture allontanandosi dalle “zone calde”.

Solo così si potrà mirare a una maggiore indipendenza energetica e a bollette più stabili in futuro.

Noi di NEG cerchiamo di aiutare in questo, proponendo soluzioni anche a tasso zero per l’installazione di impianti fotovoltaici.

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