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Dal 2028 case 100% fotovoltaiche: la svolta green

Un futuro più verde ci attende: l’Europa prende le redini dell’energia sostenibile con la rivoluzionaria direttiva ‘Case Green’.

Copertina: ripresa aerea di un’installazione recente – copyright N.E.G. GROUP s.r.l.

Una mossa audace, che segna un passo avanti significativo nella lotta contro il cambiamento climatico e nell’affermazione dell’importanza dell’efficienza energetica. La proposta Case Green, attualmente in discussione, potrebbe trasformare radicalmente il panorama delle abitazioni in Europa, rendendo obbligatoria l’adozione del fotovoltaico e l’aumento dell’efficienza energetica nelle nuove costruzioni.

In questo articolo, esploreremo questa iniziativa ambiziosa che punta a ridurre l’impronta ecologica del nostro continente e ad accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile.

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La direttiva case green

Premettiamo che l’approvazione della direttiva non coincide con l’entrata in vigore, ma sicuramente sarà discussa ulteriormente.

La normativa mira a rendere energeticamente efficienti gli edifici residenziali entro il 2033, con obblighi anche per i futuri edifici. In questo modo si andrà ad arginare l’inquinamento degli edifici e il loro consumo di energia, rispettivamente il 36% di emissioni di gas a effetto serra e 40% di consumo.

I voti a favore sono stati 343, i contro 216 e le astensioni 78. C’è da specificare che i negoziati sono ancora in atto, però questa rimane comunque una tappa fondamentale verso un futuro più sostenibile.

In attesa del testo finale, vediamo comunque a grandi linee cosa prevede la direttiva approvata nella scorse giornate.

La direttiva

Il testo approvato è riconducibile a quello licenziato dalla commissione parlamentare Industria.

Vediamo però insieme cosa prevede:

Nel caso degli edifici residenziali:

  • Devono essere di classe energetica E entro il 2030;
  • Devono essere di classe energetica D entro il 2033;
  • Quelli nuovi devono essere a emissioni zero dal 2028.

L’obiettivo principale della direttiva, come detto in precedenza è di ridurre l’enorme inquinamento causato dagli edifici residenziali di tutta Europa e inoltre quello di agire prioritariamente sugli edifici di classe G (circa 1,8 milioni su 12 milioni in italia secondo l’Istat).

Il raggiungimento di questi obiettivi permetterebbe agli edifici di ottenere il certificato LEED, il più diffuso standard di certificazione energetica.

In aggiunta gli edifici nuovi dovranno, entro il 2028, dotarsi di pannelli fotovoltaici dove possibile. Quindi se ci sono le condizioni, sarà obbligatorio.

Non c’è da preoccuparsi per gli edifici storici e i monumenti, per cui ci saranno delle ovvie eccezioni. Inoltre gli Stati avranno libertà di escludere scuole, chiese e luoghi di culto dagli obblighi previsti.

Descrizione dei punti della direttiva "Case Green": classe energetica E entro il 2030, classe D entro il 2033, nuovi edifici a emissioni zero con pannelli solari dal 2028

Edifici non residenziali: obblighi e relative scadenze

Gli edifici non residenziali non sono stati dimenticati dalla direttiva, anzi.

Nello specifico, già da gennaio 2026 scatterà l’obbligo di realizzare i cosiddetti edifici ZEB (Zero Emission Buildings) per i nuovi edifici gestiti, occupati o di proprietà di enti pubblici. Per gli altri edifici la scadenza rimane al 2028.

Dal recepimento della direttiva, gli impianti fotovoltaici diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi entro il 31 dicembre 2026 l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali già esistenti. Il processo graduale continuerà fino ad arrivare al 31 dicembre 2032, quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti. Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Le deroghe

Potranno essere esclusi dal raggiungimento degli obiettivi gli edifici storici e di particolare prestigio architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

Inoltre possono essere esentati gli edifici di edilizia residenziale pubblica, dato che eventuali lavori di ristrutturazione potrebbero portare ad un aumento dei canoni di locazione. Ancora, gli Stati potranno chiedere di adattare gli obiettivi a particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. In totale, con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% degli immobili (circa 2,6 milioni in italia).

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Fonte: Il Sole 24 Ore.

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