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Il fotovoltaico è davvero ecologico?

Copertina: ripresa di un’installazione recente – copyright N.E.G. GROUP s.r.l.
Tempo di lettura | 4 min.

Il fotovoltaico è una delle fonti rinnovabili più diffuse e apprezzate nel mondo. Grazie alla sua capacità di trasformare la luce solare in energia elettrica, senza produrre emissioni nocive, il fotovoltaico contribuisce alla riduzione dei gas serra e alla lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, il fotovoltaico offre vantaggi economici e occupazionali, stimolando lo sviluppo di nuove tecnologie e di nuovi mercati.

Tuttavia, il fotovoltaico non è esente da critiche e controversie. Alcuni sostengono che il fotovoltaico abbia degli impatti ambientali negativi, che ne compromettono la sostenibilità e la convenienza. Tra le principali critiche al fotovoltaico, possiamo citare:

  • L’uso di materiali tossici e rari nella produzione dei pannelli solari;
  • L’occupazione di spazi agricoli o naturali per l’installazione degli impianti;
  • Lo smaltimento dei pannelli a fine vita;
  • L’intermittenza della produzione energetica.

L’uso di materiali tossici e rari nella produzione dei pannelli solari

Una delle critiche più frequenti al fotovoltaico riguarda l’uso di materiali tossici e rari nella produzione dei pannelli solari. Si tratta di sostanze come il cadmio, il piombo, l’arsenico, il selenio, l’indio e il gallio, che possono avere effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente se non gestite correttamente. Inoltre, queste sostanze sono spesso estratte in paesi con scarsi controlli ambientali e sociali, causando inquinamento e sfruttamento. Tuttavia, bisogna considerare che:

  • L’uso di materiali tossici e rari nei pannelli solari è limitato a pochi grammi per metro quadro e tende a diminuire con il progresso tecnologico;
  • I pannelli solari sono sigillati e protetti da strati di vetro o plastica, che impediscono la fuoriuscita di sostanze nocive;
  • I pannelli solari sono soggetti a normative rigorose per la sicurezza e la qualità, che prevedono test e certificazioni;
  • I pannelli solari hanno una vita media di 25-30 anni, durante i quali producono energia pulita che compensa ampiamente l’impatto ambientale della loro produzione;
  • I pannelli solari sono riciclabili al 90%, grazie a processi che consentono di recuperare i materiali preziosi e di ridurre i rifiuti.

L’occupazione di spazi agricoli o naturali per l’installazione degli impianti

Un’altra critica al fotovoltaico riguarda l’occupazione di spazi agricoli o naturali per l’installazione degli impianti. Si sostiene che il fotovoltaico sottragga terreno alle coltivazioni o alla biodiversità, alterando il paesaggio e causando conflitti con le attività tradizionali. Inoltre, si afferma che il fotovoltaico favorisca la speculazione edilizia e la cementificazione del territorio.

Tuttavia, bisogna considerare che:

  • Il fotovoltaico può essere integrato con le attività agricole o naturali, creando sinergie e benefici reciproci. Ad esempio, i pannelli solari possono fornire ombra e acqua alle colture, oppure ospitare api e insetti impollinatori;
  • Il fotovoltaico può essere installato su superfici già edificate o artificiali, come tetti, facciate, parcheggi, capannoni, strade, ponti, ecc. In questo modo, si evita di consumare nuovo suolo e si valorizza il patrimonio esistente;
  • Il fotovoltaico è soggetto a normative e autorizzazioni che regolano l’installazione degli impianti in base a criteri di compatibilità ambientale e paesaggistica. Inoltre, il fotovoltaico può essere oggetto di progetti partecipati e condivisi con le comunità locali;

Lo smaltimento dei pannelli a fine vita

Un’altra critica al fotovoltaico riguarda lo smaltimento dei pannelli a fine vita. Si sostiene che il fotovoltaico produca una grande quantità di rifiuti difficili da gestire e potenzialmente pericolosi per l’ambiente. Inoltre, si afferma che il fotovoltaico non sia in grado di garantire un ciclo di vita chiuso e circolare.

Tuttavia, bisogna considerare che:

  • Lo smaltimento dei pannelli solari è regolato da una normativa europea che impone ai produttori di garantire la raccolta e il riciclaggio dei pannelli a fine vita, senza costi aggiuntivi per i consumatori;
  • Lo smaltimento dei pannelli solari è affidato a impianti specializzati che operano nel rispetto delle norme ambientali e di sicurezza, evitando qualsiasi rischio di contaminazione o dispersione di sostanze nocive;
  • Lo smaltimento dei pannelli solari consente di recuperare il 90% dei materiali contenuti nei pannelli, tra cui metalli preziosi e rari, che possono essere riutilizzati nella produzione di nuovi pannelli o di altri prodotti;
  • Lo smaltimento dei pannelli solari è ancora un fenomeno limitato, in quanto la maggior parte dei pannelli installati negli ultimi anni è ancora in funzione e ha una vita media di 25-30 anni;

L’intermittenza della produzione energetica

Un’altra critica al fotovoltaico riguarda l’intermittenza della produzione energetica. Si sostiene che il fotovoltaico non sia in grado di garantire una fornitura costante e affidabile di energia, in quanto dipende dalle condizioni climatiche e dall’alternanza tra giorno e notte. Inoltre, si afferma che il fotovoltaico crei problemi di integrazione con la rete elettrica nazionale, richiedendo sistemi di backup e di regolazione.

Tuttavia, bisogna considerare che:

  • L’intermittenza del fotovoltaico può essere mitigata con l’uso di sistemi di accumulo o di gestione dell’energia, che consentono di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso e di rilasciarla quando necessario;
  • L’intermittenza del fotovoltaico può essere compensata con la diversificazione delle fonti rinnovabili, che hanno caratteristiche complementari tra loro. Ad esempio, l’eolico produce più energia quando il sole è meno intenso e viceversa;
  • L’intermittenza del fotovoltaico può essere gestita con lo sviluppo di reti intelligenti o smart grid, che permettono di monitorare e controllare in tempo reale i flussi di energia tra produttori e consumatori, ottimizzando la domanda e l’offerta;
  • L’intermittenza del fotovoltaico può essere superata con la diffusione dell’autoconsumo collettivo o delle comunità energetiche, che favoriscono la condivisione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili tra soggetti vicini o collegati;

Conclusione

Il fotovoltaico è una fonte rinnovabile e pulita che offre numerosi vantaggi per l’ambiente, l’economia e la società. Tuttavia, il fotovoltaico non è immune da critiche e controversie, che mettono in discussione la sua sostenibilità e la sua convenienza. Tra le principali critiche, possiamo citare l’uso di materiali tossici e rari nella produzione dei pannelli, l’occupazione di spazi agricoli o naturali per l’installazione degli impianti, lo smaltimento dei pannelli a fine vita e l’intermittenza della produzione energetica.

A queste critiche, però, si possono opporre delle risposte basate su dati e fatti, che dimostrano come il fotovoltaico sia una fonte ecologica e vantaggiosa, se gestita in modo corretto e responsabile. Infatti, il fotovoltaico utilizza materiali in quantità limitata e riciclabili, può essere integrato con le attività agricole o naturali o installato su superfici già edificate o artificiali, è soggetto a normative rigorose per la sicurezza e la qualità e può essere mitigato con sistemi di accumulo, di diversificazione, di gestione e di condivisione dell’energia.

In conclusione, il fotovoltaico è una fonte rinnovabile che merita di essere sostenuta e incentivata, in quanto rappresenta una soluzione ideale per affrontare le sfide della transizione energetica e per creare valore per le famiglie, le imprese e la società. Il fotovoltaico è una fonte di energia, ma anche di sviluppo, benessere e futuro.

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